Buon Lunedì a tutti! Era tanto tempo che non scrivevo, mi dispiace! Ma sono stata fuori per qualche giorno e sono tornata ufficialmente oggi!
Vi riporto con me nel meraviglioso mondo delle mamme con Tiziana Piscitelli, autrice di Because the Style e, soprattutto mamma. Ogni volta che vi racconto di una mamma sono sempre entusiasta di leggere i meravigliosi racconti delle mamme, entrare nel loro privilegiato mondo.
Senza ulteriori indugi vi lascio alle parole di Tiziana!
Un
bambino è un progetto. Un bambino è una prova di fiducia data alla società, a
cui decidi di donare il tuo tesoro più prezioso. La prima parola che scatta
quando comunichi a qualcuno di essere in attesa è “Auguri”: sembra automatico e
pertanto sin dal primo momento mi ha suscitato molta diffidenza. Infatti
ciascun bambino è innanzitutto “un enigma misterioso”, come direbbe Daniel
Pennac ed è così che l’ho vissuto: una piccola creatura indifesa che
velocemente elabora, si rielabora e ti rielabora.
Come
hai scoperto che stavi per diventare mamma? Come sono stati i 9 mesi di gravidanza?
Iniziai a sospettarlo quando, mentre di primo mattino stavo
andando a lavoro, ebbi il più classico dei sintomi legato alla gravidanza. I
nove mesi sono passati abbastanza velocemente e mi piaceva documentarmi su come
crescesse il feto e tutte le ultime novità in proposito.
Descrivimi
il tuo primo incontro con tuo figlio/a
Mi aspettavo che piangesse e invece aveva gli occhietti aperti
ed era tranquillo, sembrava quasi che mi stesse guardando, lì tutto avvolto
nella coperta con gli orsacchiotti.
In
una sola parola, dimmi cosa significa essere mamma.
È impossibile usare solo una parola perché sarebbe riduttivo.
Così come trovo riduttivo e falso (almeno secondo me) associare all’esser madre
solo indicazioni positive. È chiaro che queste ultime hanno un valore superiore
perché l’avere un figlio è sempre qualcosa di miracoloso, avvincente e
coinvolgente, ma è anche un evento molto misterioso che dovrebbe far riflettere
sul ruolo di ciascuno di noi nei confronti di questi piccoli, indifesi e
plasmabili esseri umani.
Avere un figlio non significa solo felicità, ma anche e
soprattutto responsabilità, dedizione e comprensione di una creatura che non ha
chiesto di venire al mondo ma che bisogna aiutare a diventare un Uomo. Per una
donna che lavora questo è ancora più importante perché deve imparare a
riorganizzare il proprio tempo in funzione anche delle esigenze del bambino,
rinunciando necessariamente (ma non del tutto) a qualcosa. Questo implica non
delegare la crescita e l’educazione a parenti o altre istituzioni, ma significa
prendersi cura di una persona per la quale (al momento) siamo le
“fugure-chiave”, sapendo di poter contare su un compagno che non sia “il mammo”
oppure “il macho che non fa ‘cose da femmine’ ” ma un vero padre, presente, operativo, disponibile
all’aiuto reciproco.
Qual
è un consiglio che ti senti di dare a tutte le donne che sono mamme, o che un
giorno sperano di diventarlo?
Usare il “buon senso”: questo è forse il consiglio più
generale che si possa dare perché bisogna sempre stare attente (per quanto
difficile sia) a non farsi prendere subito dal panico, dall’angoscia, dalla
preoccupazione, dai sensi di colpa, cadendo in errori che se avessimo visto in
altri avremmo individuato come tali. Talvolta è quindi utile assumere un
atteggiamento di “distacco studioso” (che non significa freddezza!) per
valutare le situazioni in maniera oggettiva, per quanto possibile, senza mai
dimenticarci che, seppur noi mamme siamo dotate di superpoteri, siamo pur
sempre esseri umani.
Come sempre io ringrazio tutte le Mommies che hanno acconsentito a raccontare della loro meraviglosa avventura di mamme nel mio blog, e oggi in particolar modo, Tiziana.
Come sempre io ringrazio tutte le Mommies che hanno acconsentito a raccontare della loro meraviglosa avventura di mamme nel mio blog, e oggi in particolar modo, Tiziana.
Grazie! E' la prima intervista in qualità di mamma per me!
RispondiEliminaTiziana